«Facciamo nascere coltivazioni biologiche di altissima qualità»
I cassintegrati? Vadano a lavorare i campi
La proposta del neosindaco di Prato (centrodestra) piace anche ai sindacati, Cgil in testa
PRATO – All’inizio qualcuno ha pensato a una provocazione ideologica. Anche perché l’atipica idea di mandare i cassaintegrati con zappa e piccone a lavorare negli orti l’aveva avuta un sindaco eletto dal centrodestra. E invece non solo la proposta del primo cittadino di Prato, l’imprenditore (è presidente della casa di abbigliamento Sasch) Roberto Cenni, è piaciuta, ma è stata adottata ed elaborata dai sindacati, Cgil in testa.
BIOLOGICO - «A Prato abbiamo centinaia di ettari di terreni incolti», dice il sindaco. «Affidiamoli ai cassaintegrati e facciamo nascere coltivazioni biologiche di altissima qualità. Possono essere un punto di riferimento per mense pubbliche, ospedali, ma anche privati e aiutare i lavoratori meno fortunati». I vantaggi? Da una parte una sostanziale integrazione dello stipendio dei lavoratori con salari tagliati, dall’altra un aiuto a quei problemi psicologici che, inevitabilmente, tormentano la maggioranza dei lavoratori rimasti senza occupazione. In più, sostengono i sindacati, ci potrebbero essere vantaggi per chi è stato licenziato e non ha ancora i requisiti per andare in pensione.
PROGETTO - L’idea è così piaciuta che in città si è già passati alla fase progettuale e a fine estate potrebbero nascere i primi gruppi di cassaintegrati, licenziati o in mobilità, specializzati nella produzione di verdura e frutta biologici di altissima qualità e di prodotti tipici. «Vorremmo realizzare serre alimentate da impianti fotovoltaici con una produzione di qualità superiore», spiega il segretario della Cgil, Manuele Marigolli, «ma per pensare a un piano industriale adeguato sono necessari investimenti e soprattutto aver garantiti acquirenti certi. A Prato mense scolastiche, comunali e ospedaliere, distribuiscono ogni giorno 15 mila pasti: a loro deve essere destinata questa produzione».
SINDACO - Il sindaco Cenni ha avviato i primi contatti, promette finanziamenti regionali e comunitari ed eventuali interventi comunali per acquistare le verdure da distribuire a famiglie in difficoltà. «Valuteremo anche altre possibilità di distribuzione», dice, «e ci incontreremo con i sindacati. Io sono convinto che ci siano tutti gli elementi per portare a compimento un progetto ecosolidale che non ha pari in Italia».
SLOW FOOD - Un sì al progetto è arrivato pure da Slow food che, proprio in questi giorni, sta lavorando alla nascita di un parco agricolo nell’area sud della città tessile. Il presidente di Slow Food Prato, Alessandro Venturi, chiede a sindacati e sindaco di unire gli sforzi: «Siamo convinti di poter dare lavoro a più di cinquecento persone perché sono molti i gruppi interessati all’acquisto di prodotti biologici di qualità». Ma che cosa dovrebbero coltivare i cassaintegrati? «Ogni tipo di frutta e verdura con un particolare riferimento alla produzione tipica della piana di Prato», spiega Venturi. «Penso a una particolare varietà di cavalo nero, o al melone “retato” pratese, straordinario per realizzare marmellate, mostarde e sorbetti. E ancora varietà autoctone di pomodori, zucchine, albicocche, ciliegie. E anche alla produzione dello zafferano, che a Prato veniva coltivato sino dal medioevo».
Marco Gasperetti
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